fbpx
Ecco il 2013, l’anno dei contenuti, l’anno della social media optimization e non solo

matitecolorateOrmai siamo praticamente nel 2013 e, forse, non si è ancora dipanato un dubbio per i molti che vogliono avvicinarsi all’utilizzo di internet in chiave social e web 2.0. Ma sono più importanti le tecnologie o i contenuti ? Il contenitore o ciò che contiene ? L’App del momento o una buona comunicazione ?

Diciamolo subito le piattaforme web e mobile di oggi favoriscono  molto la comunicazione, la relazione. La rendono più semplice, più immediata, più “condivisibile”.

Ma quante persone (aziende) comunicano oggi sulla rete o attraverso i dispositivi mobile ?

E quante speranze ha un mio messaggio di essere, visto, letto e condiviso ?

Se la mettiamo così possiamo dire che le persone che utilizzano la rete, a prescindere dal dispositivo che utilizzano, sono tantissime e che quindi il mio messaggio o “buca” la rete o si perde nell’oceano delle parole del web.

Assodato che anche le aziende ormai guardano con qualcosa di più del semplice interesse la rete  e i social network come strumento per comunicare con il mondo è altrettanto assodato che c’è bisogno, in questo 2013 che comincia, di un salto di qualità, c’è bisongo di contenuti in grado di attirare l’interesse della propria rete sociale e delle reti sociali di ciascun contatto della propria rete sociale.

C’è bisogno di persone che sappiano dare, a chi ha voglia di comunicare attraverso i social e il web 2.0, un qualcosa di più. C’è bisogno di creare contenuti sempre meglio realizzati e pensati per una social media optimization di alto livello.

Un social copywriter come dice qualcuno, un social media manager, come dice qualcun altro. Una cosa è certa: i contenuti la faranno da padrone e saranno tanto più efficiaci quanto più saranno in grado di utilizzare i “cavalli” (la potenza) delle tecnologie e delle piattaforme a disposizione.

Testi, musica, video, immagini, geolocalizzazione il tutto in un pout pourri di linguaggi comunicativi in grado di attrarre l’attenzione e coinvolgere le persone che vedranno, leggeranno, ascolteranno, rimarranno colpiti dai nostri messaggi.

Un insieme, quindi, di linguaggi o codici di comunicazione in grado di coinvolgere.

Ma allora la tecnologia o meglio le competenze tecnologiche non avranno più importanza ? Secondo me avranno importanza e avranno un ruolo tutti quegli esperti che si metteranno a servizio, o meglio, che faranno squadra con chi lavorerà ai contenuti creando mix sempre più complessi, ma di semplice utilizzo, tra comunicazione e tecnologia.

Immaginiamo delle app particolarmete efficaci, ma anche estremamente user friendly, immaginiamo dei video dai contenuti molto ben studiati, ma anche molto ben montati, immaginiamo la stessa cosa con immagini e infografiche particolarmente accattivanti.

Il 2013 è un’occasione in più per presentarsi al mondo con “grandi” contenuti e con “grandi” contenitori in grado di vincere l’anonimato e, anche, le distanze geografiche che una volta sembravano un ostacolo allo sviluppo di nuovi e vecchi Business.

BUON 2013 !

Michele Dell’Edera

I social network usati nell’education e nel business

socialeducationIl prossimo 14 e 15 dicembre a Foggia si terrà la prima edizione del SIEB Salone internazionale dell’informatica dedicato alle tecnologie per l’informazione, la comunicazione e la formazione, nei settori dell’Education e del Business.

All’interno del salone saranno diversi i temi trattati tra cui cito:

  • il Cloud Computing
  • la Robotica
  • i Social network
  • l’Orientamento
  • le Smart city e smart school
  • l’ICT per l’inclusione
  • l’ICT per la medicina
  • il Gestionale
  • la Privacy
  • il Cyber crime e il Cyber warfare
  • la Gestione documentale
  • la Domotica
  • i Corsi di formazione sulle tecnologie per la didattica

A proposito di Social Network il 14 dicembre alle ore 17,30 presso la sala Gamma del padiglione 71 della Fiera di Foggia si terrà il workshop: I Social Network: un’opportunità per l’Education e il Business ?

Il Prof. Luigi Fabrizio tratterà il tema: I Social Network come opportunità di scambio e apprendimento nel quale illustrerà i risultati di una sperimentazione in alcune classi di una scuola superiore di secondo grado nella quale si è valutato se i social network potessero avere una valenza pedagogica ed essere usato come ambiente di apprendimento. Dalla sperimentazione è venuto fuori che ci sono punti di forza e criticità sui quali è possibile trarre indicazioni concrete.

Per quanto riguarda me, parlerò del rapporto dell’azienda con l’ambiente social con le opportunità da cogliere e un’aorganizzazione interna da rivedere.

Saper “leggere” (ascoltare) i social, le persone i propri clienti, avere fiuto per un mercato che pure è presente sulla rete, come è possibile agganciare opportunità di business.

Due temi interessanti quindi che cercheremo di sviscerare in 60 minuti.

Al SIEB sarà possibile visitare gli spazi espositivi delle aziende leader del settore e prendere parte a tanti  convegni, seminari e tavole rotonde di approfondimento tutte incentrate sull’innovazione nel  mondo Education e Business.

L’ingresso è gratuito, basterà pre-registrarsi per ottenere il pass digitale, che farà evitare la fila alla reception.

Capacità di Ascolto, un vero e proprio patrimonio

Sarà che siamo abituati a vivere in una comunità (in una folla direi) sempre più interconnessa, sarà che siamo quasi sempre convinti che per farsi sentire bisogna urlare, sarà per tanti motivi come questi che tutti si concentrano di più su ciò che devono dire, sulle proprie ragioni, sul proprio tono di voce che deve essere tanto forte da coprire quello degli altri, che sulla propria capacità di ascolto.

Sarà che per noi ormai la parola “audio” è diventata sinonimo di volume, basso o alto che sia, e quindi un sinonimo del parlare forte o piano, eppure “audio” per i latini significava “sento” “ascolto”.

E’ come se ci si fosse concentrati più sulle ultime due lettere della parola “audIO” e quindi sul proprio “IO” che non sul significato vero della parolo e quindi, appunto, sull’ascolto.

L’ascolto è una delle capacità fondamentali di un uomo e di una donna, tanto più si è capaci di ascoltare, tanto più si è capaci di “comprendere” l’altro.

Può sembrare un discorso semplicemente filosofico, o, ancora peggio, filantropico quello che sto facendo, però non è così. Se pensate che una delle doti principali di un venditore non è quella di sparare alzo zero sul cliente le sue proposte, ma ascoltarlo e comprenderne le sue vere esigenze, capirete subito che la dote dell’ascolto è assolutamente positiva anche negli affari.

E che mi dite dell’utilizzo della rete nella quale tutti, la prima cosa che raccomandano, è la capacità di ascolto, cioè non la pretesa di utilizzare la rete come uno dei tanti media dai quali faccio partire i miei messaggi, ma un luogo dove voglio condividere relazioni.

Proprio per questo sarebbe più il caso di parlare di Social Network che di Social Media… ma questo è un altro discorso di cui già ho parlato.

E’ inutile quindi quando ci approcciamo all’altro partire in quarta e sparare le proprie virtù e quelle del proprio prodotto/servizio. Questo approccio annoia e ormai ha raggiunto i livelli di guardia in quanto a sopportazione e positività di risultato.

Ogni persona, ogni possibile cliente, ha in mente innanzitutto una cosa: il suo problema o il suo obiettivo, la sua azienda.

Se saremo in grado di coglierlo e di segnalargli come lo aiuteremo a risolverlo e a raggiungere il suo guadagno, il suo miglioramento allora saremo stati bravi altrimenti…

Il ruolo dell’e-mail marketing, una ricerca di e-Circle

Interessante, la pubblico volentieri:

“eCircle, ha reso noti i risultati dello studio “Email Marketing su ciclo di vita dell’utente. Sogno o realtà per le aziende italiane?” condotto a livello locale con l’obiettivo di ottenere una visione generale sullo stato di evoluzione delle strategie di email marketing in Italia con particolare focus su quei programmi che prevedono comunicazioni personalizzate per consumatori e clienti.

La ricerca, che ha coinvolto oltre 240 Responsabili Marketing, Marketing Manager e Online Marketing Manager italiani, rivela in primis come le aziende italiane siano ancora poco focalizzate sull’email marketing: circa il 60% dei marketer coinvolti nell’indagine dichiara che in azienda vi è solo una persona dedicata all’attività di email marketing (nel 41,2% dei casi part-time).

Le aziende italiane si confermano sicuramente meno attive rispetto ad altri Paesi europei, come Germania o Regno Unito, anche per quanto riguarda la personalizzazione di messaggi e contenuti inviati agli utenti, siano essi clienti o potenziali clienti. Sono già un discreto numero i marketer che raccolgono informazioni sul comportamento relativo alla newsletter (59%), informazioni geo-targetizzate (40%) o legate alla navigazione web (30%). Di questi però solo meno della metà le utilizza effettivamente per inviare comunicazioni personalizzate ai singoli utenti o a gruppi con caratteristiche analoghe.

Perché i marketer non utilizzano i dati raccolti, seppur preziosissimi, per identificare contenuti e informazioni più rilevanti per i destinatari? Questo limite è sicuramente da imputare al fatto che in molti casi le aziende non hanno ancora implementato alcuna integrazione tra la piattaforma utilizzata per l’attività di email marketing e gli altri sistemi tra cui CRM, tool di web analytics, piattaforme di gestione del sito e-commerce, piattaforme di social CRM ecc. Solo il 34,2% dei marketer coinvolti nell’indagine conferma di beneficiare dell’integrazione tra la piattaforma per email marketing e quella di web analytics, mentre la percentuale delle aziende che la integrano con un sistema CRM è ferma al 23% e al 16,7% per le piattaforme di gestione dello shop online.

In linea con quanto emerso nelle precedenti domande anche la risposta al quesito chiave dello studio “Avete già implementato un programma di messaggi automatici su ciclo di vita del cliente?”. Solo il 18% degli intervistati dichiara di aver già scelto questa strategia mentre la maggior parte (71%) si affida ad una strategia di email marketing ancora molto “basic”.

Tra i marketer che hanno implementato questi programmi, il 46% si dichiara soddisfatto e ne conferma l’efficacia, con un 38,5% che dichiara di aver ottenuto un aumento delle performance pari al 50%. Tra i principali vantaggi dei programmi di email marketing su “ciclo di vita” i marketer italiani registrano aumento della fidelizzazione (69%), aumento del ROI (50%) e aumento della customer satisfaction (42%).

“Questa ricerca che ha coinvolto oltre 240 marketer italiani è stata per noi un ottimo strumento d’indagine che può aiutarci a comprendere meglio lo stato di evoluzione del mercato italiano e a prendere di conseguenza importanti decisioni a livello strategico e di business,” ha commentato Maurizio Alberti, Managing Director di eCircle Italia. “Nonostante le aziende italiane siano ancora piuttosto indietro in ambito email marketing, sono ottimista per il futuro perché i dati della ricerca dimostrano che i benefici apportati da queste azioni in termini di incremento del ROI, fidelizzazione e customer satisfaction vengono effettivamente riconosciuti dai marketer. Un dato molto interessante riguarda la propensione verso queste tipologie di programmi di email marketing anche da parte delle aziende che non li utilizzano attualmente: il 33% dei marketer che non le ha ancora implementate dichiara di volerlo fare entro prossimi 12 mesi. La sempre maggiore apertura dei retailer stranieri a queste strategie, con evidenti risultati, offre inoltre una forte spinta alle realtà italiane nel seguire questo percorso. La soddisfazione espressa dalle aziende intervistate è fondamentale per la crescita del nostro business”.

L’indagine, condotta da eCircle in collaborazione con Human Highway, è stata realizzata durante il mese di settembre tramite una survey online.

Per scaricare l’Executive Summary dell’Indagine “Email Marketing su ciclo di vita dell’utente. Sogno o realtà per le aziende italiane?” cliccare qui

Per scaricare le immagini con i grafici dello studio (solo per uso stampa) cliccare qui”

 

Crowdsourcing e Social Network per una Pubblica Amministrazione Smart – #smau – #sce2012

Una Smart City è tale, come abbiamo detto, se concede spazio ai suoi cittadini. In pratica se i suoi Smart Citizens riescono a partecipare la vita della città stessa. Del resto molte delle applicazioni per smart city, anche quelle più tecnologicamente avanzate, hanno miglior successo se riescono ad ottenere dati ed informazioni dai cittadini stessi, dagli utenti (se vogliamo usare una vecchia accezione). Un esempio tra tutti potrebbero essere le segnalazioni sul traffico o su disservizi. Una Smart City ha bisogno quindi delle intelligenze dei suoi cittadini e quanto più riuscirà a coinvolgerli tanto più sarà in grado di soddisfare le esigenze di tutti ed essere vivibile e a misura d’uomo e del nostro tempo.

Si sta affermando (o meglio si spera che si possa affermare anche nella PA oltre che tra le imprese) in quest’ultimo periodo una nuova modalità per mettere in campo progetti, chiedere contributi di idee, valutare possibili impatti sul mercato, nel caso delle aziende, sul territorio, nel caso delle Pubbliche Amministrazioni e degli enti territoriali, si chiama “Crowdsourcing”.

“Crowdsourcing”  per la PA significa far partecipare i cittadini alla vita della città con la possibilità di proporre: idee, progetti, soluzioni.

Il “Crowdsourcing” che in fondo significa “condivisione delle intelligenze” consente ad ogni cittadino, in maniera moderata o meno, di inserire una sua idea, esprimere un parere su un’idea già esistente, fare in modo che altri valutino/votino e aggiungano pareri a una particolare idea progetto, o a una proposta. Attraverso questo sistema l’amministrazione comunale, o una qualsiasi PA, può sapere in partenza il gradimento di una proposta e ottenere ulteriori idee e proposte attraverso il sistema, appunto, delle “intelligenze condivise”. Del resto, è ormai risaputo e rientra nell’aneddotica che:“se io ho un’idea, tu hai un’idea, abbiamo un’idea a testa, se queste idee le condividiamo abbiamo due idee a testa”. Meglio ancora se queste idee sono condivise e migliorate da molti.

Con questo sistema si potrà proporre al cittadino una serie infinita di progetti sui quali l’amministrazione ha intenzione e voglia di coinvolgere la cittadinanza: il bilancio, la destinazione di un’area o di una piazza, la realizzazione di un evento e tanto altro ancora.

Non è fantascienza o fantapolitica, è la possibile realizzazione di una Smart City attiva che veda la partecipazione dei suoi smart citizens. Una smart community cittadina.

(Entra pure gratis con me a SMAU)

Smart City ? Diciamo Smart Citizen !

Sempre più oggi si parla di Smart City, della città intelligente. Rispetto a questa definizione fino a qualche tempo si pensava e si pensa ad una città fortemente tecnologica dotata di sistemi in grado di ottimizzare la sua stessa vita, i suoi costi, l’impatto sull’ambiente, la mobilità, le telecomunicazioni, le infrastrutture in genere.

Tutto vero, però è chiaro, come si è notato con tante innovazioni tecnologiche in tanti campi, che nessuna innovazione funziona se non diventa di pubblico e comune utilizzo.

La stessa internet è diventato un strumento di comunicazione e condivisione micidiale nel momento in cui le connessioni, i PC e la banda sono diventati di più comune utilizzo all’interno delle abitazioni dei cittadini del mondo.

Vuol dire che quindi che le città potranno diventare intelligenti solo se riusciranno a coinvolgere i propri cittadini in questo “gioco di innovazione”. Non solo Smart City quindi, ma soprattutto Smart Citizen. Il cittadino protagonista, il cittadino che rende lui intelligente la città in quanto partecipe del progetto di Smart City.

Per questo motivo, da un po’ di tempo è entrata a pieno titolo nel tema delle Smart Cities, la comunicazione, anzi la condivisione con i cittadini della vita della città.

I sistemi di comunicazione con il cittadino abbandonano l’unidirezionalità Pubblica Amministrazione cittadino e diventano bidirezionali, anzi, multi direzionali, si fanno rete. PA a Cittadino, cittadino a cittadino, Cittadini a PA.

La partecipazione, la condivisione, della vita della città diventa un valore imprescindibile per le smart cities. E’ su questo che molti degli sforzi vanno fatti e si devono fare. Gli strumenti ormai ci sono, vanno solo utilizzati al meglio e con obiettivi precisi.

L’utilizzo del web 2.0, di strumenti che diffondano la partecipazione e la conoscenza, la possibilità di segnalare con facilità istanze e comprendere se esse siano o meno condivise anche da altri cittadini e avere così il polso della città, è una delle prima attività che Smart City deve mettere in programma. Quanto più la conoscenza sarà diffusa, tanto più sarà alta la partecipazione, tanto più la città sarà efficiente e gradita ai propri cittadini che la vivono e la sentono propria. Non una nuova forma di democrazia, ma un modo per rendere “intelligente” l’attività sul e per il territorio. Quale attività potrà risultare migliore che non quella valutata a priori come ben vista e auspicata dal cittadino ? Quale amministrazione sarà più apprezzata di quella che si apre al dialogo e al confronto per assumere decisioni  ?

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi